Domenica 30 novembre ore 11, Convitto Vittorio Locchi
La Musica del Vivo: Duo flauto e pianoforte
Alessandro Pace: Il pensiero; Il Minotauro
Martina Cavazza Preta: Nosferatu
Gilberto Bartoloni: Studio n. 7
Virgilio Volante: Dialogues
Alessandro Pace: L’ossesso; Il Joker
Michele di Filippo: Serenata, I movimento
Jacopo Proietti: Preludi n. 2 e 5 Preludi
Gilberto Bartoloni: Pezzo n. 2
Alessandro Pace, flauto
Jacopo Feresin, pianoforte
Un testa a testa tra pianoforte e flauto, intorno al limite tra ossessione e libertà, luce e ombra. L’apertura è affidata alla musica di Alessandro Pace: in Il Pensiero, un motivo ricorrente, trasformato di volta in volta, si insinua prima evidente, poi nascosto, fino a diventare eco di sé stesso: un dialogo costante con la memoria musicale; con Il Minotauro entriamo in un territorio oscuro, in bilico tra mostruoso e umano, ispirato a Borges, e la musica scava nella solitudine di una creatura condannata all’incomprensione. In Nosferatu Martina Cavazza Preta porta la prospettiva sul vampiro, restituendo non l’orrore che incute, ma la malinconia di un’esistenza senza fine: i silenzi e le armonie contrastanti danno voce a questa condizione sospesa. L’energico Studio n. 7 di Gilberto Bartoloni, è un moto perpetuo che scorre instancabile tra modalità antiche e armonie moderne, guardando tanto a Ravel quanto alla musica pop/rock. Dialogues di Virgilio Volante è un omaggio alla libera comunicazione, in cui pianoforte e flauto si inseguono e completano, trasformando il dialogo musicale in messaggio diretto al pubblico. Ancora Pace con due brani per flauto solo: L’ossesso e Joker: nel primo una melodia serena viene corrotta da un’ombra inquieta, dando forma a un doppio volto sonoro; nel secondo ci si lancia con irriverenza in una corsa ritmica incalzante che destabilizza le aspettative dell’ascoltatore. I Due Preludi di Jacopo Proietti approfondiscono il rapporto conflittuale tra gli strumenti: il n. 2, ossessivo e serrato, gioca tra sarcasmo e lirismo con implacabile coerenza; il n. 5, invece, contrappone il melodizzare del flauto a un fluire pianistico instabile e vagabondo, generando un enigma musicale. La Serenata di Michele di Filippo apre uno spazio più leggero e brillante, in cui i due strumenti si rincorrono con eleganza. Infine, con il secondo dei Due pezzi per flauto e pianoforte di Bartoloni, il linguaggio colto e la cultura pop si incontrano con ironia: Berio diventa il pretesto per lasciare entrare i Genesis in un festival di musica contemporanea, un gesto che smonta barriere e invita tutti all’ascolto.